Food Design, quando la scenografia del piatto passa dalla creatività
Il termine e il concept di food design sono entrati a far parte del mondo dell’alimentazione da relativamente pochi anni, circa una ventina. Come vuole ben esprimere il nome stesso, il food design è una disciplina multiforme, che si interfaccia da un lato al concetto di design, progettazione e innovazione, e dall’altro al mondo ben più tradizionale del cibo e della cucina.
Il food design si presenta dunque come una progettazione legata al mondo del cibo, per esempio in quanto creazione di un alimento o di una pietanza, ma anche produzione di oggetti per il cibo, o collegati ad esso e alla sua promozione, e così via. Tutte queste diverse sfaccettature trovano fondamento in alcuni principi e scopi di fondo, e vengono portate avanti da esperti e professionisti con competenze e vocazioni molto diverse. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul mondo del food design.
Che cos’è il food design?
Il food design è dunque “progettazione del cibo”: in sé la disciplina rimanda a un’idea di disegno industriale applicato al mondo dell’alimentazione, ma in quanto tale chiama in causa anche campi e settori differenti quali la biologia, la chimica e la tecnologia, e ancora la sociologia e la psicologia, il marketing, la storia e la cultura delle tradizioni culinarie e della convivialità, e non solo.
Vien da sé che parlare di “progettazione del cibo” può voler dire tutto e niente. L’espressione, infatti, può essere intesa secondo una pluralità di significati, a seconda dell’aspetto su cui si vuole concentrarsi.
La specializzazione più nota del food design è senz’altro il design with food, ossia la progettazione del cibo in senso stretto, la trasformazione di un prodotto ad uso alimentare secondo tecniche e modalità tipiche dell’oggetto di design.
In questo modo, gli ingredienti e le componenti di un piatto vengono intesi come materie prime e materiali da costruzione, ed entrano in gioco considerazioni parallele sulla sostenibilità, sulle forme e sui materiali, sullo stile, sulla qualità, sul packaging, sulla promozione e via dicendo. Il risultato del design with food è un oggetto nuovo, ossia un alimento innovativo a livello di estetica, dunque di forma e di colore, ma anche di gusto e di soddisfazione dei sensi (sapori, profumi, consistenze…).
Chiaramente il design with food può essere applicato sia a livello industriale che artigianale, a seconda dell’entità dell’azienda che se ne occupa. Si può, cioè, considerare sia il cibo come un prodotto da realizzare in serie che come una creazione singola che, per esempio, uno chef presenta nel suo ristorante durante una cena a tema.
Al design with food si connette il design for food: com’è facile intuire, si tratta della progettazione di tutti gli oggetti utili a mangiare qualsiasi alimento, e quindi anche a prepararlo, conservarlo, contenerlo o presentarlo. L’attenzione per il packaging o per l’impiattamento è, spesso, considerata alla base dei criteri del design for food, che dunque comprende pure un aspetto di comunicazione e presentazione del prodotto.
Si può parlare poi anche di design about food, un aspetto che riguarda soprattutto i pubblicitari e, più in generale, quanti intendono “far parlare il cibo”: nella categoria rientrano, per esempio, le campagne e gli eventi dedicati al cibo e alla ristorazione, gli oggetti promozionali a tema, il marketing televisivo di natura enogastronomica e via dicendo. Il cibo non è fisicamente presente, ma è raffigurato su altri oggetti di design, come indumenti o borse.
Oltre a queste macrocategorie ve ne sono altre di collaterali, come il cosiddetto eating design, oggetto di studio per chi si occupa di realizzare eventi significativi in relazione al consumo di cibo. Si parla di eating design, per esempio, quando si deve realizzare e pianificare una importante cena di gala, che deve perciò essere programmata in tutti i suoi elementi: dal cibo in sé alle tempistiche, dalla socialità alle emozioni suscitate dall’evento.
Altro settore relativo al food design è quello dell’architettura, che si può coniugare nell’interior design for food: si tratta della realizzazione di quegli spazi interni che devono essere dedicati al cibo, come una cucina di casa, un laboratorio, una pasticceria, un ristorante. Di nuovo, il cibo non è direttamente parte dell’ideazione, ma rimane sempre al centro di tutte le considerazioni relative: l’illuminazione, la scelta dei materiali, i colori e tutti gli spazi devono essere pensati in funzione del cibo, che sarà protagonista del luogo.
Food design: principi e scopi
L’Associazione per il Disegno Industriale italiana (ADI) ha riconosciuto nel 2006 la specializzazione in food design; da allora, i promotori dell’arte del food design hanno elaborato alcuni principi guida essenziali che dovrebbero fungere da descrizione e, in un certo senso, da delimitazione della materia.
Al di là degli aspetti più strettamente correlati alla definizione di food design, da intendersi (come abbiamo visto) come tutto ciò che attiene all’idea di progetto in campo alimentare, è interessante osservare come esso debba venire inteso, secondo gli esperti del settore, come la produzione di soluzioni per la fruibilità del cibo nelle varie circostanze.
In altri termini, nel food design il cibo deve sempre essere l’interesse principale: non è scontato, dal momento che per alcune sottocategorie del food design gli alimenti non sono nemmeno parte integrante del lavoro e del progetto, ma tutto si concentra sui servizi ad essi relativi.
Vista questa peculiarità, è necessario definire con esattezza quando si può parlare di food design e quando no; alcuni criteri spesso proposti sono quelli della possibilità di produzione in serie di un oggetto, della modularità dello stesso e dell’adeguatezza del formato al contesto e agli strumenti di consumo.
L’idea di food design che sta dietro a queste espressioni è quella di una disciplina pensata per offrire un servizio attraverso il consumo di cibo. La progettazione del cibo vuole, cioè, generare oggetti e strumenti che possano soddisfare bisogni ed esigenze, personali o comuni, legati al consumo alimentare.
D’altra parte, quando si parla di design non si deve intendere la mera decorazione fine a se stessa, ma anche una ricerca costante di innovazione. Questa coinvolge sì l’aspetto estetico e relativo alla bellezza formale, ma anche le fasi stesse del percorso di produzione, della presentazione, del business e del consumo.
Inoltre, il food design si presta a scopi di natura etica: può facilmente rientrare nel campo del social design, e dunque attivare collaborazioni con associazioni, attività ed enti benefici, ma anche mettersi a servizio del pubblico per un processo di promozione del territorio e per lo sviluppo e la conoscenza delle peculiarità di natura gastronomica, tanto importanti per il nostro Paese.
Sempre a proposito di etica, bisogna sempre ricordare che lo scopo principale del food design è soddisfare l’utente, che si tratti di un cliente o di un consumatore, di adulti o di bambini. Le sue esigenze devono essere quanto più possibile tenute in considerazione e la sua richiesta deve stare alla base di tutto il processo di design.
professioni e competenze dei food designer
Come abbiamo visto, ci sono molte caratteristiche e sottocategorie proprie del mondo del food design; in corrispondenza di queste ci sono anche molti professionisti differenti che si occupano di food design, ciascuno con una sua propria formazione e con delle specifiche competenze.
Esiste innanzitutto il food designer per i prodotti alimentari (il food designer in senso stretto, potremmo dire). Può trattarsi di uno chef, soprattutto dedito a tipologie particolari di cucina gourmet che prestino particolare attenzione all’innovazione, ma anche di un grafico o di un pubblicitario impiegato per aziende alimentari grandi e piccole.
In tutti i casi, tale figura professionale deve possedere skill e conoscenze di design, di cucina, di marketing e molto altro ancora, e aver almeno frequentato workshop, corsi di formazione o master sulla materia. Non basta, insomma, saper elaborare ricette particolari, preparare un bel dessert o allestire una tavola o un piatto dall’aspetto curato, ma occorrono tecnica e grande esperienza per ottenere il successo in questo campo.
Vi sono poi quei food designer che si occupano di progettare oggetti correlati alla preparazione del cibo, che possono essere utili per cucinarlo, servirlo, trasportarlo o conservarlo: pentole, padelle, piatti, bicchieri, ciotole, ma anche molti altri utensili e accessori, inclusi elettrodomestici grandi e piccoli.
Le conoscenze e l’esperienza che sono necessarie per questi compiti sono trasversali e molto ampie, tanto che il più delle volte dietro a questo tipo di idee non c’è un unico food designer ma un intero team. Lo stesso vale, ovviamente, per chi si occupa di interior design per il settore alimentare: occorreranno anche nozioni approfondite di moda e di architettura, per esempio, nonché conoscenze delle ultime novità del settore.
Ancor più approfondita e variegata dovrebbe essere l’esperienza di un food eating designer, che si occupa di progettare le situazioni di consumo. Di norma, si tratta di un soggetto esperto nell’organizzazione di cene, banchetti, buffet ed eventi per i quali occorre esercitare una cura costante fin nei minimi dettagli, tenendo conto non solo di aspetti strettamente fisici e materiali ma anche sociologici e psicologici, così da realizzare la perfetta food experience.