Internet of Things (IoT): un futuro più smart per il settore agroalimentare
È ormai noto a tutti che il settore agroalimentare è uno dei più importanti per il nostro Paese e per il futuro. Del primo aspetto ce ne siamo resi conto da qualche anno, soprattutto con l’attenzione sollevata dall’Expo di Milano 2015; il secondo punto, invece, è sempre più evidente se consideriamo l’evoluzione politica ed economica del nostro mondo.
Il settore ha dunque di fronte un futuro che si presenta incerto e ricco di sfide. Per affrontarle, gli esperti ci additano una sola via: la conversione digitale dell’agroalimentare, con tecnologie come la blockchain, l’uso dei robot e, soprattutto, l’Internet of Things. Ecco in che cosa consiste la I.O.T applicata al settore agroalimentare, quali sono i dati a riguardo e come è possibile coniugare il mondo del digitale con quello dell’agricoltura.
Che cos’è l’IoT
Non tutti sanno esattamente in che cosa consiste l’Internet of Things. Quando se ne parla, in linea di massima, si allude alla possibilità di creare un ecosistema di dispositivi connessi tra loro e con la rete internet. La configurazione concreta del network e della piattaforma, poi, può basarsi su infrastrutture, strumenti hardware e software intelligenti di diverso livello, in base alle funzionalità da gestire.
L’IoT sfrutta molteplici nuove tecnologie e processi: il machine learning e l’intelligenza artificiale, i servizi cloud e il cloud computing, la telemetria, la cyber security e gli strumenti per il controllo dei dati personali… senza dimenticare che può essere potenziato anche da elementi più legati ai rapporti umani, come la collaborazione con una community social o la manutenzione quotidiana per tenere aggiornato ogni dispositivo, protocollo e servizio utilizzato.
Ma a cosa serve l’IoT? I suoi usi sono molteplici, sia per un business professionale e i suoi clienti che per l’utente privato. L’IoT si utilizza oggi soprattutto per la domotica, ossia per creare una “casa intelligente”, con gli impianti e i sensori sempre connessi per monitorare consumi energetici e risparmio; ma, oltre che nelle case, non bisogna dimenticare che un sistema IoT può essere usato con successo anche nelle aziende, per favorire le sperimentazioni di trasformazione digitale nella produzione e nella vendita.
Smart agriculture e IoT: un settore in crescita
Il settore dell’agricoltura 4.0, ossia quella che coniuga il lavoro fisico sul campo con le innovazioni del digitale e delle macchine connesse, è in continua crescita, e non ha dato cenni di arresto nemmeno in coincidenza con la recente crisi globale del 2020.
Al contrario, dai dati più recenti (elaborati dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano) risulta che le applicazioni Smart Agriculture basate sull’IoT sono cresciute anche nel 2020. E si tratta di una crescita non trascurabile: si parla all’incirca di un 17% che, secondo altri analisti, raggiunge invece la soglia del 20%.
Il fenomeno risulta poi ancor più rilevante se si considera che, in generale, il mercato dell’Internet of Things nel suo complesso è risultato in calo: il volume d’affari è stato pari a ben 6 miliardi di euro, ma c’è stata comunque una leggera flessione, pari a circa il 3% rispetto all’anno precedente. Certo, bisogna considerare che si tratta di un dato destinato a cambiare non appena l’economia globale si riprenderà: basti pensare che, nel 2018 e nel 2019, la crescita era stata pari al 35% e al 24% rispettivamente, e per gli anni a venire ci si aspetta una crescita ulteriore.
Più in particolare, il business generato dall’IoT nell’agricoltura ha un valore di circa 140 milioni di euro. Sembra un dato non incoraggiante, se si considera che il giro d’affari complessivo legato al settore primario è di gran lunga più elevato; non bisogna dimenticare, però, che il trend è destinato a crescere nettamente.
Infatti, il comparto smart agrifood (che riguarda Internet of Things ma anche meccanismi per la tracciabilità, digitalizzazione, utilizzo di robot e molto altro) continua a evolversi e a presentare soluzioni innovative per quei problemi sempre nuovi che il clima, l’ambiente e i bisogni della popolazione dovranno combattere nel corso degli anni a venire.
Agricoltura e innovazione tecnologica
Parlando più in generale, non si può sottovalutare l’impatto dell’innovazione tecnologica sul settore agroalimentare. I medesimi dati indicano che, di tutti gli investimenti nell’agricoltura 4.0, quasi il 40% riguarda sistemi di monitoraggio e di controllo, seguiti dal 20% per software gestionali e dal 14% per macchinari connessi, più percentuali minori destinate a investimenti su sistemi di controllo remoto dei terreni o di mappatura.
In Italia, le soluzioni IoT e di agricoltura 4.0 sono più di 400, e sono promosse da oltre 160 aziende o startup del settore dello Smart Farming e dell’agricoltura di precisione. I campi di applicazione sono principalmente quelli delle eccellenze del nostro Paese, in particolare il settore vitivinicolo e quello ortofrutticolo.
I crescenti investimenti sull’innovazione tecnologica puntano a molteplici obiettivi, dal miglioramento della sostenibilità delle coltivazioni alla riduzione dei costi, dalla diminuzione dell’inquinamento e degli sprechi alla semplificazione del lavoro intellettuale e fisico.
Stando ai risultati, per ora tali investimenti presentano sempre un rientro sul medio periodo; nei casi in cui si dimostrano controproducenti, ciò è dovuto perlopiù alla scarsa interoperabilità dei sistemi interni dell’azienda, se non a una mancanza di competenze da parte degli operatori o a problemi strutturali di connettività, velocità della connessione wireless e simili.
Ma quali sono le soluzioni digitali più utilizzate nell’agrifood? Si tratta in primo luogo di innovazioni legate alla tracciabilità alimentare, su tutte la blockchain, che caratterizza oltre il 40% delle proposte disponibili; seguono, tra il 30% e il 40%, l’uso di QR code, lo sviluppo di una app mobile e l’implementazione di device legati all’Internet of Things.
Questi ultimi, in particolare, consentono di compiere un decisivo passo in avanti per la sicurezza e l’affidabilità degli alimenti, ma anche per l’efficienza della filiera e il rispetto dell’ambiente. Monitorare da remoto le coltivazioni utilizzando droni o sensori, per esempio, garantisce la disponibilità costante di informazioni utili e dettagliate, così da poter ridurre gli spostamenti degli operatori.
Internet of Things: come aiuta il settore alimentare
Per osservare più nel dettaglio i benefici dell’internet delle cose per il settore agroalimentare si può fare riferimento a quanto esposto nel corso degli eventi dell’Expo di Milano del 2015, dedicato appunto alle innovazioni tecnologiche e al futuro dell’industria correlata al cibo. Da molte aree tematiche e spazi specifici, come il Future Food District, sono emersi risultati e previsioni sull’integrazione tra produzione alimentare e tecnologia, e su come quest’ultima possa fornire supporto alla prima.
Innanzitutto, è stato evidenziato già da tempo che l’Internet of Things è la tecnologia principale per garantire la tracciabilità del prodotto e, dunque, per la sostenibilità ambientale e la comunicazione con il consumatore. Le applicazioni di Smart Logistics possono monitorare i parametri chiave della conservazione e della catena di fornitura, e quelle di Smart Agricolture possono ottimizzare l’uso delle risorse e sviluppare un’agricoltura di precisione.
Il tracciamento attraverso device IoT è proficuo per molti settori, nei quali stanno avvenendo già da anni diversi esperimenti. Si pensi ai numerosi progetti avviati nell’ambito vitivinicolo, lattiero-caseario e della carne, in cui Rfid, tag Nfc e altre tecnologie possono garantire ai consumatori la sicurezza e l’originalità del prodotto consumato.
Questo, come dicevamo, contribuisce alla sostenibilità e alla protezione dell’ambiente. In primo luogo perché può facilitare la diffusione di una cultura del buon cibo e del chilometro zero, ma anche perché evita spostamenti e movimentazioni di macchinari, previene gli sprechi a tutti i livelli della catena e aiuta a contrastare l’insorgenza di infezioni, malattie, parassiti o altri problemi della materia prima.
Senza dimenticare l’altro polo fondamentale, ossia il cliente finale: sfruttare l’Internet of Things è una garanzia per il consumatore, che utilizzando una app o leggendo un codice QR può risalire facilmente a tutte le informazioni fondamentali sulla filiera e sull’origine del prodotto, così da poter orientare in maniera più consapevole le sue abitudini e le sue scelte di acquisto.
IoT, digitale e lotta agli sprechi nell’agroalimentare
Un aspetto fondamentale dell’implementazione dell’Internet of Things nel settore agroalimentare è quello della lotta agli sprechi. Si tratta, in fondo, della sfida del futuro: ogni anno, nel mondo, tonnellate e tonnellate di cibo vengono sprecate per motivi futili, spesso legati a meri errori logistici. Il tutto mentre una parte importante del mondo soffre la fame, con conseguenze che vanno ben al di là dell’economia di un Paese o di un continente ma, attraverso fenomeni come le migrazioni, coinvolgono incredibilmente da vicino tutti noi.
Senza contare che gli sprechi alimentari sono una opportunità persa anche sul solo piano economico. La capacità di immettere sul mercato dei prodotti validi che però, per motivi infrastrutturali o commerciali, rischiano di essere buttati, potrebbe apportare benefici notevoli a un settore che deve saper sfruttare tutte le possibilità per aumentare la produzione e soddisfare una domanda sempre crescente.
Ma in che modo il digitale e l’Internet of Things consentono di limitare o eliminare gli sprechi? Come abbiamo detto, il primo tra i vantaggi dell’utilizzo di device smart nell’agricoltura consiste nella possibilità di raccogliere dati costantemente, lungo tutte le fasi della filiera produttiva. In questo modo un imprenditore agricolo può avere la piena visibilità delle proprie giacenze ed è così messo nelle condizioni di rispondere alle richieste dei consumatori in modo puntuale.
Senza contare che lo sviluppo digitale consente un potenziamento dei negozi di prossimità, o comunque dell’impiego di materia prima a chilometro zero. Mantenere un contatto costante con il prodotto per mezzo di dispositivi tecnologici e implementando soluzioni digitali consente di sfruttare appieno queste opportunità, essenziali perché l’invenduto non finisca sprecato.